Le proposte per click, se non sono acquistate a prezzi realmente convenienti, non danno mai i risultati previsti.

Inoltre, anche quando il numero di click sul banner è alto, non è detto che si tramuti in conversione. Anzi. Ci verrebbe da dire il contrario.

Per stimolare i click, è maturata l'esigenza di utilizzare formati banner sempre più invasivi ed accattivanti.

L'utente, quindi per errore si ritrova sul prodotto aziendale senza volerlo, traendone un'immagine negativa. Per esempio, quando il banner viene confuso con l'articolo e l'utente si ritrova sviato.

Nel mondo dell'advertising, però, pare che si preferiscano le performances, che, nell'ottica del breve periodo possono anche esserci, ma, di fatto, rendono di giorno in giorno gli utenti del web sempre più smaliziati e diffidenti.

In questo contesto, se le proposte per click sembrano essere inaggirabili (i click vengono fatti pagare sempre!), l'utente navigato è capace di attribuire la colpa di un advertising errato al marchio proprietario che ne ha una perdita di immagine e di prestigio.

Chi acquista proposte per click, in definitiva, se non è soddisfatto delle conversioni, dovrebbe cercare di capire da quali siti provengono i click (pratica oggi comune grazie a Google Analytics, ma non sempre è in grado di saperlo.

Se non si conosce l'origine di provenienza del nostro click, difficilmente potremo dargli il giusto valore.

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